Estratti Secchi Vegetali: Qualità, Efficacia e il Ruolo della Titolazione

estratto secco

Utilizzati in numerosi ambiti, dagli integratori alimentari ai cosmetici naturali, gli estratti secchi rappresentano una forma pratica per sfruttare le proprietà benefiche delle piante officinali

Ma cosa si intende esattamente con estratto secco? 

Come vengono ottenute queste preparazioni?

Che differenza c’è tra estratti titolati e non titolati?

Scopriamolo insieme.

Che cos’è l’estratto secco?

Significato: un estratto secco è il prodotto ottenuto dalla macerazione di una pianta in un solvente – come acqua, alcol, una loro miscela o altri liquidi – seguita dall’evaporazione del solvente stesso. Il risultato è un residuo solido e concentrato, che costituisce l’estratto secco.

In sostanza, si tratta di concentrati solidi che racchiudono le sostanze attive della pianta, come alcaloidi, flavonoidi, terpeni, glicosidi e altre molecole bioattive, in una forma stabile, secca e di facile conservazione.

È importante non confondere l’estratto secco con la semplice polvere di pianta, che si ottiene invece mediante la triturazione della pianta essiccata, senza alcun processo di estrazione.

Come si fanno e come vengono usati gli estratti secchi?

Come si prepara? Ecco come si fa. Il processo di produzione di un estratto secco generalmente prevede i seguenti passaggi:

  • Estrazione: le erbe officinali vengono trattate con solventi (come acqua, alcol o miscele di questi) per solubilizzare le sostanze attive.
  • Concentrazione: dopo l’estrazione Il liquido viene quindi concentrato, rimuovendo la maggior parte del solvente attraverso evaporazione.
  • Essiccazione: infine, il concentrato viene essiccato per ottenere un prodotto solido in polvere, facilmente utilizzabile in integratori alimentari, preparazioni farmacologiche o cosmetiche.

A cosa servono? Gli estratti secchi sono molto apprezzati per la loro concentrazione di principi attivi e per la loro lunga durata di conservazione rispetto alle forme fresche della pianta. Inoltre, essendo privi di acqua, sono più stabili e meno soggetti a contaminazioni microbiche. Possono essere utilizzati per la preparazione di integratori alimentari (sciroppi, compresse, capsule) ma anche nei prodotti cosmetici e nell’industria alimentare.

Il ruolo della titolazione: estratti secchi titolati vs estratti secchi non titolati

Quando si parla di estratti secchi, è importante conoscere la differenza e distinguere tra quelli titolati e quelli non titolati.

Che cos’è la titolazione di un principio attivo?

La titolazione consiste nella quantificazione di una o più sostanze contenute nella pianta, ritenute responsabili delle proprietà della pianta stessa. È espressa solitamente in percentuale e sta ad indicare la quantità in peso presente di una determinata sostanza rispetto al peso totale dell’estratto.

Ecco alcuni esempi pratici: 

  • Iperico e.s. 0,3% ipericina: significa che il prodotto contiene lo 0,3% di ipericina in peso rispetto al peso totale dell’estratto secco. L’ipericina è uno dei composti attivi dell’iperico, ed è utilizzata come sostanza marker per titolare l’estratto poiché è correlata all’attività sul tono dell’umore.
  • Equiseto e.s. 7% silice: questo significa ad esempio che in 100 g di estratto sono presenti 7 g di silice. La silice è il principio attivo più rilevante dell’equiseto, noto per le sue proprietà remineralizzanti e a sostegno di capelli, unghie e tessuti connettivi.
  • Ginkgo biloba e.s. 24% ginkgoflavonoidi, 6% lattoni terpenici: in questo caso l’estratto è titolato su due componenti principali. I ginkgoflavonoidi e i lattoni terpenici sono le sostanze maggiormente responsabili delle azioni antiossidanti e protettive della pianta.
  • Valeriana e.s. 0,8% acidi valerenici: solitamente l’estratto di valeriana è standardizzato per contenere 0,8% di acidi valerenici, i principali responsabili dell’effetto calmante e rilassante.
  • Artiglio del diavolo e.s. 1,5% arpagoside: significa che l’estratto contiene l’1,5% di arpagoside, sostanza considerata il principale attivo responsabile dell’effetto lenitivo, utile per contrastare gli stati di tensione a livello artro-muscolare.

Questa misurazione non è solo una questione tecnica, ma rappresenta un elemento chiave per garantire la qualità di un estratto secco, perché permette di:

  • standardizzare il prodotto, assicurando che ogni lotto abbia sempre la stessa concentrazione di sostanze attive.
  • garantire l’efficacia funzionale, rendendo il dosaggio affidabile e costante nel tempo.
  • aumentare la sicurezza d’uso, evitando variazioni che potrebbero portare a effetti collaterali per eccesso o carenza di principio attivo.

E gli estratti non titolati?

Gli estratti non titolati, invece, non hanno un contenuto di principi attivi quantificato o garantito

Questo significa che la loro composizione può variare da un lotto all’altro, a seconda di molti fattori naturali, come:

  • la stagione in cui la pianta è stata raccolta
  • il tipo di terreno in cui è cresciuta
  • le condizioni climatiche
  • il metodo di estrazione usato.

Di conseguenza, l’efficacia di un estratto non titolato può cambiare anche sensibilmente tra una produzione e l’altra. Questi estratti possono comunque essere utili per un uso più generale, ad esempio in ambito cosmetico, dove non è necessario ottenere un effetto preciso.

La prossima volta che acquisti un integratore ora magari sarai in grado di leggere quei numerini che prima ti lasciavano perplesso! Saprai distinguere tra estratti secchi titolati e non titolati, facendo scelte più consapevoli e sicure per il tuo benessere. Insomma, una piccola conoscenza che ti aiuterà a scegliere meglio, con un occhio attento alla qualità dei prodotti che usi!

Questo articolo si basa sull’uso popolare tradizionale e sulla letteratura scientifica. Le informazioni ed i consigli presenti non sono di natura prescrittiva o curativa, ma hanno solo uno scopo informativo. 

Schede Erbe:

Per maggiori informazioni sulle Erbe presenti sull’articolo cliccare sui seguenti link:

Iperico, Hypericum perforatum L.
Equiseto, Equisetum arvense L.
Ginkgo, Ginkgo biloba L.
Valeriana, Valeriana officinalis L.
Artiglio del Diavolo, Harpagophytum procumbens DC.

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