Con l’adozione di pratiche sempre più sostenibili per la corretta gestione della raccolta differenziata dei rifiuti si sente parlare sempre più spesso di materiali biodegradabili e compostabili.
Ma qual è la differenza tra biodegradabile e compostabile? Sappiamo davvero cosa significano? Sono sinonimi o indicano concetti diversi? Scopriamolo insieme.
Definizione di biodegradabile
Il termine “biodegradabile” si riferisce alla capacità di un materiale di essere degradato da organismi biologici, come batteri, funghi o altri microorganismi, trasformandosi in sostanze più semplici come acqua, anidride carbonica o metano, nel corso del tempo.
Questo processo di biodegradazione richiede tempi molto lunghi, di solito mesi. In media, oggi, la maggior parte dei prodotti biodegradabili si degrada in circa 6 mesi.
I materiali biodegradabili sono spesso considerati più sostenibili rispetto a quelli non biodegradabili, poiché contribuiscono meno all’inquinamento ambientale e alla produzione di rifiuti a lungo termine.
Tuttavia, è importante notare che il termine “biodegradabile” può essere applicato a diverse velocità di decomposizione, e alcuni materiali possono richiedere condizioni specifiche per degradarsi completamente.
Dove si butta il materiale biodegradabile? Quando si legge “biodegradabile” sull’etichetta di un prodotto, come un packaging, un sacchetto, una busta, una borsa shopper o altri oggetti, non vuol dire che sia innocuo per l’ambiente, e va conferito nell’apposito bidone dei rifiuti, secondo quanto specificato dal produttore o dal proprio comune di residenza (plastica, carta, etc).
Definizione di compostabile
Con “compostabile” si intende invece la capacità di un materiale di decomporsi in modo naturale e sicuro nel terreno, contribuendo al processo di compostaggio.
I materiali compostabili si decompongono attraverso l’azione di organismi biologici come batteri, funghi e altri microrganismi, trasformandosi in humus o compost, un materiale ricco di sostanze nutritive che può essere utilizzato come fertilizzante per il suolo.
Il materiale compostabile deve soddisfare determinati standard e criteri per essere considerato tale, come i tempi di decomposizione, che non devono essere superiori a 3 mesi, e l’assenza di sostanze nocive che potrebbero compromettere la qualità del compost prodotto.
Alcuni materiali compostabili potrebbero richiedere un impianto di compostaggio industriale per decomporsi completamente, mentre altri possono essere trattati in un compost domestico.
Dove buttare i prodotti compostabili? Quando un imballaggio o un materiale riporta sull’etichetta l’indicazione “compostabile” deve essere conferito nell’umido per essere poi trattato negli impianti di compostaggio industriale.
Differenza tra biodegradabile e compostabile
Le parole “biodegradabile” e “compostabile” sono spesso utilizzate in modo intercambiabile, ma hanno significati distinti e si riferiscono a processi di decomposizione differenti.
Entrambi i concetti implicano una gestione responsabile dei rifiuti e un impatto ambientale ridotto, ma mentre la biodegradabilità si riferisce alla capacità di un materiale di degradarsi in modo naturale, la compostabilità è un sottoinsieme di biodegradabilità e implica un processo specifico, il compostaggio, che produce un materiale fertile per il suolo.
Quindi non tutti i materiali biodegradabili sono necessariamente compostabili, ma tutti i materiali compostabili sono biodegradabili.
La scelta tra prodotti biodegradabili e compostabili dipende dalle esigenze specifiche e dalle pratiche di smaltimento. Entrambe le opzioni contribuiscono alla riduzione dei rifiuti e all’impatto ambientale, ma la compostabilità offre un vantaggio aggiuntivo nella creazione di compost ricco di nutrienti. In un mondo sempre più orientato verso la sostenibilità, comprendere e abbracciare queste differenze diventa cruciale per adottare scelte consapevoli e responsabili nei confronti dell’ambiente.
Questo articolo si basa sull’uso popolare tradizionale e sulla letteratura scientifica. Le informazioni ed i consigli presenti non sono di natura prescrittiva o curativa, ma hanno solo uno scopo informativo.
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